Lo sappiamo benissimo tutti quanti: la situazione lavorativa in Italia è quella che è e questo negli ultimi anni ha comportato la nascita di un fenomeno sociale. Sempre più persone infatti smettono di cercare lavoro per crearsi un lavoro. Ciò ha comportato la nascita di nuove realtà lavorative, di nuove startup.

Ora, la percentuale di startup che riesce a sopravvivere ai primi 3/5 anni è chiaramente molto bassa, però bisogna dire una cosa: nessuno in Italia, a scuola o all’università, insegna a fare impresa, per cui l’esperienza te la devi fare per forza sul campo. A parte questo, il fallimento fa parte del processo di esperienza. Più sbagli, più fai errori, più impari. È un concetto che in Italia si fatica a comprendere ma che nasconde una grande verità. Prendiamo l’esempio di un bambino. Un bambino cammina, corre, salta, gioca, si diverte con gli amichetti. È la cosa più naturale del mondo. Eppure, qualche anno prima, lo stesso bambino non riusciva a camminare! Come tutti ha iniziato a gattonare, poi si è messo in piedi, poi ha fatto i primi passi e infine sarà caduto una miriade di volte. Non è che un giorno si è alzato e si è messo a correre! Ed ogni caduta è stata un piccolo fallimento che poi ha portato al successo.

Ora, le startup hanno bisogno di un team e quindi di persone. Più le persone del team riescono a coprire a determinate skill, più è probabile che la startup funzioni. Va da sé che sia sempre più comune ricevere proposte lavorative anche da startup, non soltanto da aziende già strutturate. Chiaramente faccio riferimento a Dublino. In Italia dubito che le aziende facciano delle proposte dal nulla, ma magari mi sbaglio e, in tal caso, scrivilo nei commenti. Prima di iniziare a lavorare per una startup ti consiglio di farti alcune domande:

NUMERO UNO: è sostenibile a livello economico?

Questa domanda può fare la differenza, soprattutto se hai già un lavoro e lo stai lasciando per andare a lavorare in una startup. Potresti anche rigirare il concetto con la classica domanda che ti farebbero i tuoi genitori:

“Ma non è meglio continuare a mandare curriculum per trovare un posto di lavoro fisso o un posto di lavoro sicuro?”

Poi gli dovrai spiegare che il mondo del lavoro è cambiato, ma questa è un’altra storia. Il concetto di fondo è questo: in una startup è più facile che le cose non vadano per il verso giusto, quindi potrebbe accadere che tu non venga pagato per mesi. Lo so che nel mondo del lavoro non c’è più nulla di certo ma, in questo caso, ancora di più dovresti essere in grado di sostenere una situazione del genere. Se sei preparato a questa evenienza e, soprattutto, credi nel progetto, il problema non si pone.

NUMERO DUE: pensi che questo business possa funzionare?

Se sei un investitore probabilmente per te è più facile rispondere a questa domanda. Oppure se la startup sta già producendo degli utili e tu sei in possesso di questi dati, è chiaramente più facile farsi un’idea. Mettiamola così: investiresti i tuoi risparmi su quella startup? se la risposta è no, non è il caso che tu vada ad investire il tuo tempo perché, come dice la saggezza popolare, il tempo è denaro.

NUMERO TRE: sei sulla stessa lunghezza d’onda dell’amministratore delegato o dei fondatori della startup?

Considera che nel lavoro, soprattutto quando si lavora in una startup, stai andando a spendere gran parte del tuo tempo con quelle persone e, quasi sempre, queste giovani aziende prendono l’impronta del loro fondatore. Se non sei sulla stessa lunghezza d’onda o semplicemente credi che quelle persone siano incompetenti, non è il caso di sprecare tempo lavorando per loro. Anche perché poi diventa davvero frustrante seguire gli ordini di qualcuno che ritieni un coglione.

NUMERO QUATTRO: il loro prodotto o la loro mission ti interessano veramente?

Come già detto, andrai a spendere un sacco di tempo lavorando in quel settore. Lo so che tutti dobbiamo portare a casa la pagnotta, però è meglio portarla a casa facendo qualcosa che ci interessa. Se la startup lavora in un settore che non ti stimola, è più difficile dare il meglio di te. In altre parole: se la startup riguarda un prodotto, un servizio di cui tu non leggeresti un libro, un articolo o non ti interesserebbe incontrare persone del settore, non fa per te.

NUMERO CINQUE: ritieni che questa startup sia in linea con quelle che sono le tue aspirazioni in termini di carriera?

A mio parere la domanda più importante, soprattutto nel medio termine. Non solo per una questione di stipendio. Ad esempio, ho notato che all’estero diverse startup hanno una tendenza particolare nella politica degli stipendi. Infatti, tendono a pagare i professionisti più della media per quella posizione. In questa maniera, per certi versi, li prendono letteralmente per le palle, perché spesso il professionista si ritrova in una situazione troppo piccola per fare ulteriori salti di carriera, o perché alla base manca il team. Per cui ti ritrovi a ricoprire una posizione importante, ma a dirigere fondamentalmente il nulla. E non è per niente una situazione stimolante, tanto più che sai che se un giorno vorrai cambiare lavoro dovrai per forza fare un passo indietro dal punto di vista economico. Un totale controsenso perché solitamente si tende a salire.

NUMERO SEI: da quanto tempo quest’azienda si definisce una startup?

In generale le startup dovrebbero avere massimo cinque anni di vita. Se hanno più di cinque anni di vita vuol dire che non sono più delle startup o che non stanno monetizzando come dovrebbero o come potrebbero. Ciò mi ricorda un po’ l’eterno studente, che si parcheggia per 10/15/20 anni all’università. Ecco, in questo caso stiamo parlando di eterni studenti dell’imprenditoria. Non c’è nulla di male, però mettilo nel conto prima di andare a lavorare con quelle persone.

E tu lavori in una startup o hai mai ricevuto proposte lavorative da una startup? Qual è stata la tua scelta? se ti va di condividere la tua esperienza raccontala nei commenti!

 

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Giovanni Maieli

Specialista in Digital Marketing e Social Media, Vlogger, Imprenditore. Appassionato di Retrogaming. Vivo a Dublino, dove ho gestito per 4 anni il Marketing Digitale di una Software (SaaS) Company. Il mio cane, Argo, è la versione portatile di Falkor de La Storia Infinita.

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