L’altro giorno ero in ufficio e, ad un certo punto, mi si avvicina il capo del sales. Il capo del dipartimento delle vendite. Mi porge una busta. Una lettera scritta una carta di una certa fattura. Sai quelle con la grammatura abbastanza spessa, la trama della carta di un certo livello… praticamente un qualcosa che fa magari utilizzeresti per gli inviti di un matrimonio. La lettera, ovviamente personalizzata, sembrava essere stata scritta a mano. La calligrafia perfetta, il colore dell’inchiostro di un blu scuro che dava quell’effetto stilografica. Roba che soltanto un occhio attento poteva accorgersi che questa lettera era stata stampata.
Ciò che conta però è il risultato, perché questa lettera ha generato un effetto WOW nei confronti del suo destinatario. In questo caso, nel capo del sales dell’azienda, che poi è venuto da me a posta per farmi vedere questo tipo di approccio. Perché oggi, nel 2017, una lettera scritta a mano, o che sembra scritta a mano, genera un effetto di meraviglia, genera stupore. Da un lato abbiamo le caselle di posta elettronica intasate di spam, dall’altro le cassette delle lettere intasate di pubblicità o peggio di bollette. Quando è stata l’ultima volta che hai ricevuto una lettera scritta a mano o addirittura una cartolina? è chiaro quindi che un approccio del genere oggi ottenga un certo riscontro.
Se pensiamo a dieci, quindici, vent’anni fa’ un approccio del genere, una lettera del genere sarebbe passata del tutto inosservata mentre, nello stesso periodo, quando ricevevamo un’email, la cosa ci stupiva perché non eravamo assolutamente abituati a ricevere delle email. Va da sé che più ci si abitua ad un qualcosa e meno siamo portati a considerarla, cosa peraltro molto comune anche nei rapporti di coppia, non soltanto nel business o nel marketing. Ma facciamo un altro esempio.
Recentemente qui a Dublino hanno suonato gli Iron Maiden. Già solo il fatto che delle persone di sessant’anni corrano così, come schegge, per due ore su un palco, può già destare stupore. Ma andiamo oltre. Prima dell’inizio del concerto il pubblico a ridosso delle prime file stava già facendo delle foto. Anche se magari sul palco stavano soltanto allestendo. Quando sono entrati gli Iron Maiden, la gente ha passato le prime 5 canzoni praticamente col braccio alzato e il cellulare in mano! Che, a dirla tutta, non è una cosa che Bruce Dickinson e compagni apprezzano tantissimo. Ma non è questo il punto.
I primi cinque pezzi erano brani del nuovo album degli Iron Maiden, per cui meno conosciuti rispetto ai grandi classici. Nonostante ciò il pubblico era comunque molto preso dalla presenza dei loro beniamini. Dopo un’ora di concerto, però, era palese che il numero di persone che stava facendo foto o video sul cellulare era notevolmente diminuito. Perché, se vogliamo, era subentrata l’abitudine ed anche un po’ di stanchezza, oltre al fatto che stai lì, col braccio alzato, cercando di stare a fermo in mezzo alla bolgia con la gente che ti spinge da dietro… Non è esattamente una situazione comoda. E infatti lì si vede l’esperienza di chi ha quarant’anni di carriera nello show business.
In quel momento, infatti, entra Eddie, la mascotte degli Iron Maiden. Un pupazzone di tre metri che combatte contro Bruce Dickinson. E indovina: l’attenzione sale nuovamente e, dopo un po’, sono tutti quanti di nuovo col cellulare in mano. L’apparizione di Eddie dura un paio di minuti e dopodiché l’attenzione dovrebbe scemare nuovamente. Ed è lì che assestano la botta finale. Cominciano a fare i grandi classici che li hanno resi famosi. Ed il pubblico letteralmente esplode! Gente che riprende a fare video, gente ubriaca che inizia a pogare e, soprattutto, la consapevolezza collettiva che il concerto sta per finire.
Di conseguenza le persone che stavano dietro hanno cominciato a spingere sempre più per potersi avvicinare al palco. Per avere la possibilità di fotografare o di vedere la loro band preferita da vicino. Ed è un qualcosa che sai che o lo fai adesso o non lo fai più: il principio della scarsità. O la va o la spacca. Così facendo il ricordo e la percezione di quell’evento saranno più correlati nella mente del pubblico con l’effetto nostalgia e l’effetto WOW!
A tale proposito c’è un libro famosissimo di Seth Godin, “La Mucca Viola”, che parte da questo concetto: se tu stai facendo un viaggio, sei in macchina con la tua famiglia, con i tuoi bambini e ad un certo punto vedete delle mucche, comincerete a dire: “guarda le mucche, guarda che belle le mucche!” Ma dopo dieci, venti, trenta minuti, non stai più a guardare le mucche! Se però in mezzo alle mucche apparisse una mucca viola, cominceresti a parlare della mucca viola… almeno per i dieci minuti successivi!
E tu? qual è stata l’ultima volta che un prodotto, un evento, un servizio ti ha fatto esclamare: WOW!? I prodotti della tua azienda riescono a generare questo tipo di effetto? Se ti va di parlarne o di condividere la tua esperienza scrivi pure dei commenti!
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