Qual è il segreto per fare carriera dentro un’azienda? È uno degli argomenti toccati dalla ricerca di due professori: il Professor Alvesson e il Professor Spicer. Il primo lavora all’Università di Lund. Il secondo lavoro alla Cass Business School, a Londra. Questi due luminari hanno speso molti anni studiando le organizzazioni e le aziende inglesi e americane e sono giunti ad una conclusione abbastanza scomoda: nella maggior parte delle aziende si apprezza di più il cieco ottimismo, il pensiero irriflessivo, il pensiero acritico, in quanto le persone intelligenti, quelle che mettono in discussione le cose, quelle che criticano, quelle che pensano in maniera differente, mettono, in qualche maniera, in imbarazzo le altre persone che, nel frattempo, si sono conformizzate alla struttura aziendale.
Insomma, a seconda di che parte stai, è una sfida tra yesmen e rompicoglioni, perché da un lato lo yesman schiva i problemi, dice sempre sì e nel frattempo, magari, la barca sta affondando; dall’altro lato avere un senso critico ti fa percepire come una persona che crea problemi, non che li risolve. Però è anche vero che, da sola, la cultura della positività non basta per risolvere i problemi. Anzi, porta ad un allontanamento dalla realtà. Ma se vuoi fare carriera questo tipo di atteggiamento e spesso gradito dai piani alti. Quindi mettere in discussione i propri capi o i regimi aziendali sembrerebbe non essere una buona strategia.
Nella loro ricerca, pubblicata nel libro “The Stupidity Paradox”, i due studiosi citano anche due casi famosi, come la crisi finanziaria del 2008 e il crollo della Nokia. E allora, per evitare situazioni del genere, quali persone bisognerebbe assumere in azienda?
Risponde a questa domanda un’altra ricerca, questa volta di Randstad Professionals, che ha pubblicato recentemente l’ “HR Trends & Salary Report 2017”. Anche qui c’è una grossa diatriba tra chi sostiene che la stupidità funzionale porti al successo o al fallimento degli obiettivi aziendali. La ricerca divide i dirigenti in tre categorie: i conservatori (43%), che tendono ad evitare le critiche e i conflitti creativi; gli esploratori (31%), che considerano questo genere di conflitti necessario se si vuole innovare un’azienda; e infine i costruttori (24%), che sostengono che per rompere gli schemi ci voglia un processo graduale. Tuttavia, il 43% dei direttori del personale pensa che la stupidità funzionale porti a risultati negativi per l’azienda e il 64% giudica il conflitto creativo come positivo proficuo ed efficace.
Quindi, cosa fa veramente la differenza? la fa l’ambiente lavorativo. Le aziende più conservative sono chiaramente più portate a mantenere il loro status-quo, a cercarvi dentro un’omogeneità. una protezione, una sorta di comfort-zone. Le aziende più innovative, invece, cercano di sviluppare una progettualità condivisa, capace di incentivare un senso di appartenenza e di identificazione con l’azienda.
E tu cosa ne pensi? nel lavoro sei una persona più conservatrice e ottimista o più conflittuale e creativa? Scrivi la tua opinione nei commenti!
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